L’ipoacusia neurosensoriale è la forma di perdita uditiva più diffusa al mondo. Basti pensare che l’OMS stima una percentuale superiore al 65% di persone over 60 alle prese con problemi di udito.

E, nella maggior parte dei casi, si tratta appunto di ipoacusia neurosensoriale. Ma di cosa si tratta?

In questo articolo, forniremo una panoramica su questa condizione che segna la vita di tante persone, a partire dalla definizione e dalle possibili cause. Esamineremo anche come questo disturbo possa peggiorare nel tempo, il legame con l’acufene e le opzioni di trattamento disponibili.

Cos’è l’ipoacusia neurosensoriale?

Prima di parlare di ipoacusia neurosensoriale, può essere utile spiegare sinteticamente come funziona l’udito. O meglio, come avviene la trasmissione del suono dalle orecchie al cervello.

In questo processo, ci sono due componenti particolarmente importanti: coclea e nervo acustico. La prima, ovvero la coclea, è una piccola chiocciola situata nella sezione interna dell’orecchio deputata a trasformare le vibrazioni sonore in segnali elettrici: questa “traduzione” è necessaria affinché la parte del cervello che riceve l’informazione, il nervo acustico, sia in grado di riconoscere gli input e interpretarli come suoni udibili.

Quando avviene un malfunzionamento in questo processo, si parla di ipoacusia neurosensoriale.

Ciò può accadere in seguito al deterioramento o al danno che si verifica a livello delle cellule ciliate o dei nervi che trasmettono i segnali uditivi al cervello, ma anche per altri motivi fisiologici o traumatici che possono “inceppare” questo meccanismo.

I sintomi dell’ipoacusia neurosensoriale

I segnali dell’ipoacusia neurosensoriale possono variare da persona a persona, ma alcuni sintomi comuni possono includere:

  • difficoltà nell’udire suoni deboli;
  • problemi nella comprensione del parlato, soprattutto in ambienti rumorosi;
  • sensazione di vertigini o perdita di equilibrio;
  • percezione di suoni o rumori fastidiosi nelle orecchie, come acufeni;
  • fatica nel seguire conversazioni o discussioni di gruppo;
  • difficoltà nel localizzare la fonte dei suoni.

È importante sottolineare che parliamo di sintomi riconducibili a diverse forme di ipoacusia, pertanto è possibile rilevare con precisione la natura della perdita uditiva soltanto in seguito ad una visita accurata da parte di uno specialista.

Cos’è l’ipoacusia neurosensoriale bilaterale?

Così come le altre forme di perdita uditiva, anche l’ipoacusia neurosensoriale può coinvolgere una o entrambe le orecchie, oltre a manifestarsi con gravità differente l’una dall’altra.

Perciò, il termine ipoacusia neurosensoriale bilaterale – spesso cercato anche sui motori di ricerca – si riferisce a una perdita dell’udito di matrice neurosensoriale che coinvolge entrambe le orecchie.

Questo tipo di ipoacusia può avere un impatto significativo sulla capacità di una persona di comunicare e interagire con l’ambiente circostante. Poiché sono coinvolte entrambe le orecchie, la difficoltà uditiva può essere più pronunciata rispetto a un singolo orecchio interessato (ipoacusia monolaterale).

Cause dell’ipoacusia neurosensoriale

Ci sono diverse possibili cause di ipoacusia neurosensoriale.

La più comune è senz’altro l’invecchiamento ed il motivo è abbastanza facile da intuire. Così come altre parti dell’organismo, anche l’apparato uditivo è soggetto ad usura. Di conseguenza, coclea, cellule ciliate e nervi diventano gradualmente meno efficaci con il tempo. In questo caso, l’ipoacusia neurosensoriale si configura come una reazione fisiologica al tempo che passa.

Un’altra causa piuttosto comune è l’esposizione costante e prolungata ai rumori forti. Non a caso, l’udito di molte persone si indebolisce dopo aver lavorato per tanti anni in ambienti di lavoro particolarmente rumorosi senza aver adottato misure preventive per preservare la salute uditiva (otoprotettori).

Altri fattori di rischio sono relativi ad infezioni dell’orecchio interno, traumi alla testa, uso di farmaci ototossici, malattie genetiche come la sindrome di Usher e l’ereditarietà. Tuttavia, in alcuni casi, la causa specifica può rimanere sconosciuta.

L’ipoacusia neurosensoriale peggiora con il tempo?

Come accennato in precedenza, l’ipoacusia neurosensoriale può variare da lieve a grave e peggiorare nel tempo: per questo motivo è importante sottoporsi a controlli regolari dell’udito e prestare attenzione alla prevenzione.

Quest’ultima passa anche per uno stile di vita sano, all’insegna di una corretta alimentazione e di un approccio attivo all’esercizio fisico, e per alcune abitudini prettamente inerenti all’udito da evitare, tra cui l’ascolto prolungato e ad un volume spropositato della musica tramite cuffie e l’esposizione ai rumori forti senza un’adeguata protezione.

Ipoacusia neurosensoriale: si può curare?

Nella grande maggioranza dei casi, l’ipoacusia neurosensoriale è irreversibile, quindi non si può curare. Tuttavia, ci sono diverse opzioni di trattamento disponibili per migliorare la comunicazione, la qualità dell’udito e, di conseguenza, la qualità della vita.

Le soluzioni comuni per l’ipoacusia neurosensoriale includono l’uso di apparecchi acustici o impianti cocleari.

Gli apparecchi acustici sono dispositivi altamente tecnologici che permettono alla persona con ipoacusia neurosensoriale di ridurre l’impatto della sordità sulla salute e sulla vita di tutti i giorni. Questi dispositivi, infatti, funzionano come dei piccoli computer che aiutano a sentire bene la persona ipoacusica regolando il suono in base alle sue specifiche esigenze, emerse da un controllo dell’udito approfondito (esami audiometrici).

Riescono in questo intento perché vengono programmati da un tecnico audioprotesista che ne effettua il settaggio sulle frequenze e sulle impostazioni adatte per compensare il deficit.

Gli impianti cocleari, invece, sono dispositivi che vengono impiantati chirurgicamente in prossimità del nervo acustico con l’obiettivo di supportare il processo di trasformazione dei segnali uditivi in impulsi elettrici, per agevolare il compito di interpretazione delle informazioni sonore e, quindi, il processo d’ascolto.

Ad ogni modo, sia apparecchi acustici che impianti cocleari richiedono tempi di adattamento e programmi personalizzati di riabilitazione uditiva affinché si possa trarre il massimo beneficio dal loro utilizzo.

In definitiva, sebbene l’ipoacusia neurosensoriale possa essere irreversibile in alcuni casi, ci sono molte opzioni di trattamento disponibili per migliorare la qualità dell’udito e la comunicazione.

Con l’aiuto di apparecchi acustici, impianti cocleari e programmi di riabilitazione uditiva, molte persone affette da ipoacusia neurosensoriale possono migliorare la loro capacità uditiva e godere di una migliore qualità di vita.

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3 Giugno 2023

L’ipoacusia neurosensoriale è la forma di perdita uditiva più diffusa al mondo. Basti pensare che l’OMS stima una percentuale superiore al 65% di persone over 60 alle prese con problemi di udito.

E, nella maggior parte dei casi, si tratta appunto di ipoacusia neurosensoriale. Ma di cosa si tratta?

In questo articolo, forniremo una panoramica su questa condizione che segna la vita di tante persone, a partire dalla definizione e dalle possibili cause. Esamineremo anche come questo disturbo possa peggiorare nel tempo, il legame con l’acufene e le opzioni di trattamento disponibili.

Cos’è l’ipoacusia neurosensoriale?

Prima di parlare di ipoacusia neurosensoriale, può essere utile spiegare sinteticamente come funziona l’udito. O meglio, come avviene la trasmissione del suono dalle orecchie al cervello.

In questo processo, ci sono due componenti particolarmente importanti: coclea e nervo acustico. La prima, ovvero la coclea, è una piccola chiocciola situata nella sezione interna dell’orecchio deputata a trasformare le vibrazioni sonore in segnali elettrici: questa “traduzione” è necessaria affinché la parte del cervello che riceve l’informazione, il nervo acustico, sia in grado di riconoscere gli input e interpretarli come suoni udibili.

Quando avviene un malfunzionamento in questo processo, si parla di ipoacusia neurosensoriale.

Ciò può accadere in seguito al deterioramento o al danno che si verifica a livello delle cellule ciliate o dei nervi che trasmettono i segnali uditivi al cervello, ma anche per altri motivi fisiologici o traumatici che possono “inceppare” questo meccanismo.

I sintomi dell’ipoacusia neurosensoriale

I segnali dell’ipoacusia neurosensoriale possono variare da persona a persona, ma alcuni sintomi comuni possono includere:

  • difficoltà nell’udire suoni deboli;
  • problemi nella comprensione del parlato, soprattutto in ambienti rumorosi;
  • sensazione di vertigini o perdita di equilibrio;
  • percezione di suoni o rumori fastidiosi nelle orecchie, come acufeni;
  • fatica nel seguire conversazioni o discussioni di gruppo;
  • difficoltà nel localizzare la fonte dei suoni.

È importante sottolineare che parliamo di sintomi riconducibili a diverse forme di ipoacusia, pertanto è possibile rilevare con precisione la natura della perdita uditiva soltanto in seguito ad una visita accurata da parte di uno specialista.

Cos’è l’ipoacusia neurosensoriale bilaterale?

Così come le altre forme di perdita uditiva, anche l’ipoacusia neurosensoriale può coinvolgere una o entrambe le orecchie, oltre a manifestarsi con gravità differente l’una dall’altra.

Perciò, il termine ipoacusia neurosensoriale bilaterale – spesso cercato anche sui motori di ricerca – si riferisce a una perdita dell’udito di matrice neurosensoriale che coinvolge entrambe le orecchie.

Questo tipo di ipoacusia può avere un impatto significativo sulla capacità di una persona di comunicare e interagire con l’ambiente circostante. Poiché sono coinvolte entrambe le orecchie, la difficoltà uditiva può essere più pronunciata rispetto a un singolo orecchio interessato (ipoacusia monolaterale).

Cause dell’ipoacusia neurosensoriale

Ci sono diverse possibili cause di ipoacusia neurosensoriale.

La più comune è senz’altro l’invecchiamento ed il motivo è abbastanza facile da intuire. Così come altre parti dell’organismo, anche l’apparato uditivo è soggetto ad usura. Di conseguenza, coclea, cellule ciliate e nervi diventano gradualmente meno efficaci con il tempo. In questo caso, l’ipoacusia neurosensoriale si configura come una reazione fisiologica al tempo che passa.

Un’altra causa piuttosto comune è l’esposizione costante e prolungata ai rumori forti. Non a caso, l’udito di molte persone si indebolisce dopo aver lavorato per tanti anni in ambienti di lavoro particolarmente rumorosi senza aver adottato misure preventive per preservare la salute uditiva (otoprotettori).

Altri fattori di rischio sono relativi ad infezioni dell’orecchio interno, traumi alla testa, uso di farmaci ototossici, malattie genetiche come la sindrome di Usher e l’ereditarietà. Tuttavia, in alcuni casi, la causa specifica può rimanere sconosciuta.

L’ipoacusia neurosensoriale peggiora con il tempo?

Come accennato in precedenza, l’ipoacusia neurosensoriale può variare da lieve a grave e peggiorare nel tempo: per questo motivo è importante sottoporsi a controlli regolari dell’udito e prestare attenzione alla prevenzione.

Quest’ultima passa anche per uno stile di vita sano, all’insegna di una corretta alimentazione e di un approccio attivo all’esercizio fisico, e per alcune abitudini prettamente inerenti all’udito da evitare, tra cui l’ascolto prolungato e ad un volume spropositato della musica tramite cuffie e l’esposizione ai rumori forti senza un’adeguata protezione.

Ipoacusia neurosensoriale: si può curare?

Nella grande maggioranza dei casi, l’ipoacusia neurosensoriale è irreversibile, quindi non si può curare. Tuttavia, ci sono diverse opzioni di trattamento disponibili per migliorare la comunicazione, la qualità dell’udito e, di conseguenza, la qualità della vita.

Le soluzioni comuni per l’ipoacusia neurosensoriale includono l’uso di apparecchi acustici o impianti cocleari.

Gli apparecchi acustici sono dispositivi altamente tecnologici che permettono alla persona con ipoacusia neurosensoriale di ridurre l’impatto della sordità sulla salute e sulla vita di tutti i giorni. Questi dispositivi, infatti, funzionano come dei piccoli computer che aiutano a sentire bene la persona ipoacusica regolando il suono in base alle sue specifiche esigenze, emerse da un controllo dell’udito approfondito (esami audiometrici).

Riescono in questo intento perché vengono programmati da un tecnico audioprotesista che ne effettua il settaggio sulle frequenze e sulle impostazioni adatte per compensare il deficit.

Gli impianti cocleari, invece, sono dispositivi che vengono impiantati chirurgicamente in prossimità del nervo acustico con l’obiettivo di supportare il processo di trasformazione dei segnali uditivi in impulsi elettrici, per agevolare il compito di interpretazione delle informazioni sonore e, quindi, il processo d’ascolto.

Ad ogni modo, sia apparecchi acustici che impianti cocleari richiedono tempi di adattamento e programmi personalizzati di riabilitazione uditiva affinché si possa trarre il massimo beneficio dal loro utilizzo.

In definitiva, sebbene l’ipoacusia neurosensoriale possa essere irreversibile in alcuni casi, ci sono molte opzioni di trattamento disponibili per migliorare la qualità dell’udito e la comunicazione.

Con l’aiuto di apparecchi acustici, impianti cocleari e programmi di riabilitazione uditiva, molte persone affette da ipoacusia neurosensoriale possono migliorare la loro capacità uditiva e godere di una migliore qualità di vita.

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